video by P
Due ce n'è, quattro siam con te
per il resto poi, lo vedrai da te
se cerchi un posto o una soluzione
se ti fai domande sentendoti un coglione
sappi che son molti ad esserci passati
sapessi quanti crani si sono jah sfasciati
quando le domande trovano risposta
aprono tra l'altro una nuova pista.
E' quel gioco che continuerà con te
si tratta di scovare l'arcan filosofale,
tutti han dato un nome al loro peccato
a te non resta che scegliere il predicato.
Ricorda però che dev'essere cambiato
per non cadere nel ripetere abituato.
Ora lo sai torni a casa e che farai
senza corrente in quanti giorni morirai?
martedì 21 dicembre 2010
mercoledì 14 luglio 2010
SCOOP - AMI
Se stò sullo scoglio,
finestra del sole,
trovo le parole e
ne invento di nuove
per dir ch'è l'amore
il vibrar di Energia
e s'ora è latente
non buttarti via
ma sfida la mente
con la tua fantasia.
finestra del sole,
trovo le parole e
ne invento di nuove
per dir ch'è l'amore
il vibrar di Energia
e s'ora è latente
non buttarti via
ma sfida la mente
con la tua fantasia.
a-MORALE
Il tutto jah detto
in nulla è perfetto
da sempre chi dice
par che strarnutisce
ben aperte le nari
han solcato i mari
dell'esser schivando
a l'oro tornando
LA mia MORALE
è ch'è l'energia.
e non v'è di peggio
ch'esser in armeggio
con un energia
che non vibra in sincronia!
in nulla è perfetto
da sempre chi dice
par che strarnutisce
ben aperte le nari
han solcato i mari
dell'esser schivando
a l'oro tornando
LA mia MORALE
è ch'è l'energia.
e non v'è di peggio
ch'esser in armeggio
con un energia
che non vibra in sincronia!
domenica 4 aprile 2010
QUANDO...
Quando impari ad usare la lingua
puoi far godere con le parole
e devi s'offrirne a chi non ne vuole
Quando impari ad usare la lingua
non puoi più usar le parole
e devi s'offrirle lasciandole sole
Quando impari ad usare la lingua
lasci che batta sopra il clitore
or puoi s'offrir le tue parole
puoi far godere con le parole
e devi s'offrirne a chi non ne vuole
Quando impari ad usare la lingua
non puoi più usar le parole
e devi s'offrirle lasciandole sole
Quando impari ad usare la lingua
lasci che batta sopra il clitore
or puoi s'offrir le tue parole
sabato 3 aprile 2010
PIACERE!
mi presento
IO
sono un grande glande
e da glande grande
vogli'esser trattato,
strizzato e bagnato
chè spesso spugna
mi hanno chiamato
seppur mai svuotato.
CIAO
è stato, è stata. estate
si amo, si ti amo, stiamo
or senza sorriso
in croci(h)o il divino
dell'essere Stati
m'a/(s)senza frontiera
Ti ho amata da prima
durante, da parte
m'è stretta la parte
da fragile amante
mi tolgo dal gioco
per arder col fuoco
ormai l'ho capito
accetto l'invito
s'è chiuso il cerchio
che riparte dal s'è.
si amo, si ti amo, stiamo
or senza sorriso
in croci(h)o il divino
dell'essere Stati
m'a/(s)senza frontiera
Ti ho amata da prima
durante, da parte
m'è stretta la parte
da fragile amante
mi tolgo dal gioco
per arder col fuoco
ormai l'ho capito
accetto l'invito
s'è chiuso il cerchio
che riparte dal s'è.
giovedì 1 aprile 2010
SERENA MENTE
Serenamente al sole si schiarisce ogni nebbia
e non resta che il dubbio come certezza.
Il superar che nice
dice alla cornice
non finisce
se non esce
il pesce
che non c'è.
Come dir
ora a me
e a te
che un terzo
sempre c'è,
come dir
che sono
se tra-passato
è stato
il bell'andato
non memorato
come carmelo
ci ha spiegato
e chi
di NOI
l'ha mai scoltato
direi più Tosto
spolpato,
scannato
e
disossato
chè da un sì
tosto palato
pare abbia
mai parlato
quel non esser
che è,
tutto il resto
non c'è
.
e non resta che il dubbio come certezza.
Il superar che nice
dice alla cornice
non finisce
se non esce
il pesce
che non c'è.
Come dir
ora a me
e a te
che un terzo
sempre c'è,
come dir
che sono
se tra-passato
è stato
il bell'andato
non memorato
come carmelo
ci ha spiegato
e chi
di NOI
l'ha mai scoltato
direi più Tosto
spolpato,
scannato
e
disossato
chè da un sì
tosto palato
pare abbia
mai parlato
quel non esser
che è,
tutto il resto
non c'è
.
sabato 6 marzo 2010
N-ERETTO
Una cosa ha l'amore
che sovrasta le parole
quella strana emozione
una spinta che ha nome
in falli-bile erezione
sia di pene o di clitore
INDICA solo che il cuore
soddisfà la condizione
del divenire l'eccezione
che sovrasta le parole
quella strana emozione
una spinta che ha nome
in falli-bile erezione
sia di pene o di clitore
INDICA solo che il cuore
soddisfà la condizione
del divenire l'eccezione
RE-NATO
io non son quello che scrive,
io son quello che ora vive
e la vita mi de-scrive
sarà un'altro che domani
troverà tra le sue mani
il romanzo c'ho vissuto
jah ne sono compiaciuto
è così che vi saluto
consapevole e cocciuto
io son quello che ora vive
e la vita mi de-scrive
sarà un'altro che domani
troverà tra le sue mani
il romanzo c'ho vissuto
jah ne sono compiaciuto
è così che vi saluto
consapevole e cocciuto
DE-SCRITTO
Non voglio pensare all'esser normale giacchè quale uguale diventa sociale ma l'etica stessa non solo è perversa rimette sè stessa alla traversa finendo in pareggio con l'epico scontro della coscienza come apparenza e non nel virtuale ma sempre banale riscontro per enne di lasciar ci le penne pensando che noi saremo gli eroi dell'avvenire che suda i suoi buoi....piuttosto mi sento un tristo lamento che porta quell'ombra diritta al centro dell'omissione di un solo cafone per render al mondo quel suo proprio orgoglio....latente è la via per chi già ci sia figurati invece chi sconta salato il conto avanzato da questo sociale ch'è il peggior animale: il viver domani ci taglia le mani
giovedì 28 gennaio 2010
(basta un raggio di sole)
Scrivo, certo!
Ma è flebile traccia,
difficile piaccia,
chè sviscera in faccia
l'odierna minaccia.
il non lasciar traccia
nel libro dell' ho.
Ma è flebile traccia,
difficile piaccia,
chè sviscera in faccia
l'odierna minaccia.
il non lasciar traccia
nel libro dell' ho.
PER DENTI
Poche cose sono presenti
come il dolore che viene dai denti
Nulla sviscera come i sapienti
ciò che nascondon le pieghe dei tempi
Del corpo restan sol poche tracce
da ciò che furon le nostre facce
pezzi di calcio spesso cariati
lasciano corpi dal tempo usati
nulla ci dice così chiaramente
che noi cadrem come l'ultimo
Dente.
come il dolore che viene dai denti
Nulla sviscera come i sapienti
ciò che nascondon le pieghe dei tempi
Del corpo restan sol poche tracce
da ciò che furon le nostre facce
pezzi di calcio spesso cariati
lasciano corpi dal tempo usati
nulla ci dice così chiaramente
che noi cadrem come l'ultimo
Dente.
mercoledì 20 gennaio 2010
ESUMATO II
dis si
Cosa risveglierà l'uomo dal torpore che sempre più lo porta a mistificare una libertà (quella di 'altri' di arricchirsi con lo sfruttamento) con quella assoluta? Questo 'sogno di benessere diffuso' costantemente proposto da televisone, stampa, pubblicità e politicanti che ci distrugge lentamente nello spirito, come un moderno satana tentatore, meriterebbe l'attenzione dei più qualificati esorcisti data la sua incessante spinta al profitto nonostante i danni causati al pianeta e ai suoi abitanti. R-esistere è possibile, seppur difficoltoso. Necessitano: lucidità, per non cadere nella quotidiana trappola mediatica, perseveranza, per vincere le tentazioni costanti del vicinato già succube, umiltà, per ricordarsi che NON abbiamo un corpo ma che lo SIAMO. Da queste basi si può svolgere un cammino, perennemente in salita, che porta allo stadio percettivo dai più chiamato 'risveglio' o 'illuminazione'. Lo sviluppo di questo sentiero non è mai prevedibile o preordinato nè si può dire che sia razionale. L'unico modo di seguirlo è usare il GPS che abbiamo tutti nel cuore, unico organo in grado di darci 'vera' direzione. Poche cose aiutano: il distacco, ovvero l'astensione dal desiderio che imprigiona volontà altrui, la non abitudine, cioè lo svolgersi imprevedibile delle giornate grazie al nostro comportamento non conformato, il silenzio o la quiete, unici in grado di farci ascoltare il canto flebile delle nostre vite. Su tutto l'impeccabilità, la ricerca di una vita vissuta senza interferire (bene e male non esistono come concetti assoluti, quindi l'unica cosa 'buona' che posso fare è non fare niente). Si evince quanto siamo lontani dalla meta in tutti quei casi in cui la quotidianità è il semplice ripetersi di giorni sempre simili tra loro. Giàcchè la sfida con la vita non può essere monotona non essendo infinita, non resta che rimischiare le carte per trasformare questa lontananza in un trampolino di lancio. Inventarsi abitudini sempre nuove e diverse fin a rendere 'normale' la cosa che appare più strana spezza le catene che ci hanno imprigionato fin qui e rende 'facile' ogni cammino: FINALMENTE LIBERI!
Cosa risveglierà l'uomo dal torpore che sempre più lo porta a mistificare una libertà (quella di 'altri' di arricchirsi con lo sfruttamento) con quella assoluta? Questo 'sogno di benessere diffuso' costantemente proposto da televisone, stampa, pubblicità e politicanti che ci distrugge lentamente nello spirito, come un moderno satana tentatore, meriterebbe l'attenzione dei più qualificati esorcisti data la sua incessante spinta al profitto nonostante i danni causati al pianeta e ai suoi abitanti. R-esistere è possibile, seppur difficoltoso. Necessitano: lucidità, per non cadere nella quotidiana trappola mediatica, perseveranza, per vincere le tentazioni costanti del vicinato già succube, umiltà, per ricordarsi che NON abbiamo un corpo ma che lo SIAMO. Da queste basi si può svolgere un cammino, perennemente in salita, che porta allo stadio percettivo dai più chiamato 'risveglio' o 'illuminazione'. Lo sviluppo di questo sentiero non è mai prevedibile o preordinato nè si può dire che sia razionale. L'unico modo di seguirlo è usare il GPS che abbiamo tutti nel cuore, unico organo in grado di darci 'vera' direzione. Poche cose aiutano: il distacco, ovvero l'astensione dal desiderio che imprigiona volontà altrui, la non abitudine, cioè lo svolgersi imprevedibile delle giornate grazie al nostro comportamento non conformato, il silenzio o la quiete, unici in grado di farci ascoltare il canto flebile delle nostre vite. Su tutto l'impeccabilità, la ricerca di una vita vissuta senza interferire (bene e male non esistono come concetti assoluti, quindi l'unica cosa 'buona' che posso fare è non fare niente). Si evince quanto siamo lontani dalla meta in tutti quei casi in cui la quotidianità è il semplice ripetersi di giorni sempre simili tra loro. Giàcchè la sfida con la vita non può essere monotona non essendo infinita, non resta che rimischiare le carte per trasformare questa lontananza in un trampolino di lancio. Inventarsi abitudini sempre nuove e diverse fin a rendere 'normale' la cosa che appare più strana spezza le catene che ci hanno imprigionato fin qui e rende 'facile' ogni cammino: FINALMENTE LIBERI!
venerdì 8 gennaio 2010
LA MIA MUSICA
Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Come se ci fosse una connessione diretta tra emozioni e verità.
Non mi sono mai accontentato di sentire la melodia, ho sempre cercato nel testo il senso di quel sentimento che mi trasmetteva.
Così imparai l'inglese. Serviva ad amare considerazioni prese in prestito dai pink floyd. Oggi ancora spunta una lacrima. La questione non è semplice, in moltissime canzoni c'è arte. Almeno in quelle che deliziano le mie orecchie. Portatrici sane di consapevolezza, figlie degli anni in cui il rock era la musica del demonio, figlie della sofferenza di popoli soggiogati da logiche profittatrici e repressive, guardacaso.
Il problema era già evidente per il ludovico van, cercava e cercava l'accordo perfetto, un incrocio tra un quadro e una poesia, tre semplici note implicanti non solo l'orecchio ma anche l'anima. Una specie di magia, comunque molto esoterico. Esoterismo e musica, dai beatles di L.S.D. al serpente di jim. Raramente si raggiungono tali vette ed è sempre bene accompagnarsi con ottime sinfonie, momenti indistinti in cui riesci a percepire nettamente il silenzio.
Il silenzio, certo tutto parte da qui, e non solo la storia musicale, in principio era il verbo. Il verbo, si, ma quel verbo che si fa parola in un soffio di musica che non ha barriere linguistiche. in fondo dio ha sempre cantato la vita, o è la vita che ci ha sempre cantato dio? Direi che non conta, comunque sia è musica.
Ricomincio, vabene.
Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Non solo per dire. Come in un esercizio yoga di meditazione, ascoltare certa musica aiuta lo spirito a riconciliarsi col mondo, con se stesso. Pratica ancestrale che richiama i mantra orientali si ritrova nella ripetitività del ritmo che costringe l'ascoltatore su se stesso, lo porta ad ascoltarsi mentre ascolta il suono ripetitivo del battere incessante della vita. Vivere di musica è naturale. La natura stessa è musica, basta andare in riva al mare per ascoltare sinfonie baritonali, nei prati estivi esplodono migliaia di suoni che paiono solo senza alcuna direzione unificante. Anche i sassi e l'aria 'suonano' senza che noi ci prestiamo troppo attenzione.
Allora ascoltare musica dev'essere prestare attenzione al mondo: in fondo la profonda conoscenza di noi stessi può arrivare soltanto dopo la conoscenza delle cose, prima, e degli altri, poi.
Va bene. Ricomincio.
Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Oppure no, è da quando vivo che la musica ascolta me e come se prima non mi fosse stato possibile accorgermene solo ora scopro che c'è sempre qualcuno che ha combinato le note per darmi la sensazione giusta al momento giusto e mi chiedo: chi arriva prima?
Il musicista, l'ascoltatore o......la sensazione giusta!
Certamente taglia il traguardo con parecchio anticipo la sensazione giusta chè può solo essere specchiata dalla musica, che è sempre pronta a cambiare vestito, pettinarsi e truccarsi pur di sedurti l'ennesima volta. Ed io mi lascio ingannare, sedotto dal velo di maya, pronto a lasciare tutto un'altra volta per seguir quell'istinto che lacerato in mille brandelli mi si ri-presenta come lo stesso c'ha sedotto quel musicista che stà suonando ora proponendomi come risultato quella sensazione ch'io gli ho provocato, è tutto.
Ricomincio. Và, Bene!
La tua voce che m'in-canta
della musica il di-vino
mentre ascolto sul di-vano
il silenzio ch'è composto
per chi non è ancora morto.
Come se ci fosse una connessione diretta tra emozioni e verità.
Non mi sono mai accontentato di sentire la melodia, ho sempre cercato nel testo il senso di quel sentimento che mi trasmetteva.
Così imparai l'inglese. Serviva ad amare considerazioni prese in prestito dai pink floyd. Oggi ancora spunta una lacrima. La questione non è semplice, in moltissime canzoni c'è arte. Almeno in quelle che deliziano le mie orecchie. Portatrici sane di consapevolezza, figlie degli anni in cui il rock era la musica del demonio, figlie della sofferenza di popoli soggiogati da logiche profittatrici e repressive, guardacaso.
Il problema era già evidente per il ludovico van, cercava e cercava l'accordo perfetto, un incrocio tra un quadro e una poesia, tre semplici note implicanti non solo l'orecchio ma anche l'anima. Una specie di magia, comunque molto esoterico. Esoterismo e musica, dai beatles di L.S.D. al serpente di jim. Raramente si raggiungono tali vette ed è sempre bene accompagnarsi con ottime sinfonie, momenti indistinti in cui riesci a percepire nettamente il silenzio.
Il silenzio, certo tutto parte da qui, e non solo la storia musicale, in principio era il verbo. Il verbo, si, ma quel verbo che si fa parola in un soffio di musica che non ha barriere linguistiche. in fondo dio ha sempre cantato la vita, o è la vita che ci ha sempre cantato dio? Direi che non conta, comunque sia è musica.
Ricomincio, vabene.
Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Non solo per dire. Come in un esercizio yoga di meditazione, ascoltare certa musica aiuta lo spirito a riconciliarsi col mondo, con se stesso. Pratica ancestrale che richiama i mantra orientali si ritrova nella ripetitività del ritmo che costringe l'ascoltatore su se stesso, lo porta ad ascoltarsi mentre ascolta il suono ripetitivo del battere incessante della vita. Vivere di musica è naturale. La natura stessa è musica, basta andare in riva al mare per ascoltare sinfonie baritonali, nei prati estivi esplodono migliaia di suoni che paiono solo senza alcuna direzione unificante. Anche i sassi e l'aria 'suonano' senza che noi ci prestiamo troppo attenzione.
Allora ascoltare musica dev'essere prestare attenzione al mondo: in fondo la profonda conoscenza di noi stessi può arrivare soltanto dopo la conoscenza delle cose, prima, e degli altri, poi.
Va bene. Ricomincio.
Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Oppure no, è da quando vivo che la musica ascolta me e come se prima non mi fosse stato possibile accorgermene solo ora scopro che c'è sempre qualcuno che ha combinato le note per darmi la sensazione giusta al momento giusto e mi chiedo: chi arriva prima?
Il musicista, l'ascoltatore o......la sensazione giusta!
Certamente taglia il traguardo con parecchio anticipo la sensazione giusta chè può solo essere specchiata dalla musica, che è sempre pronta a cambiare vestito, pettinarsi e truccarsi pur di sedurti l'ennesima volta. Ed io mi lascio ingannare, sedotto dal velo di maya, pronto a lasciare tutto un'altra volta per seguir quell'istinto che lacerato in mille brandelli mi si ri-presenta come lo stesso c'ha sedotto quel musicista che stà suonando ora proponendomi come risultato quella sensazione ch'io gli ho provocato, è tutto.
Ricomincio. Và, Bene!
La tua voce che m'in-canta
della musica il di-vino
mentre ascolto sul di-vano
il silenzio ch'è composto
per chi non è ancora morto.
Iscriviti a:
Post (Atom)