giovedì 28 gennaio 2010

(basta un raggio di sole)

Scrivo, certo!
Ma è flebile traccia,
difficile piaccia,
chè sviscera in faccia
l'odierna minaccia.
il non lasciar traccia
nel libro dell' ho.

PER DENTI

Poche cose sono presenti
come il dolore che viene dai denti
Nulla sviscera come i sapienti
ciò che nascondon le pieghe dei tempi
Del corpo restan sol poche tracce
da ciò che furon le nostre facce
pezzi di calcio spesso cariati
lasciano corpi dal tempo usati
nulla ci dice così chiaramente
che noi cadrem come l'ultimo

Dente.

mercoledì 20 gennaio 2010

ESUMATO II

dis si
Cosa risveglierà l'uomo dal torpore che sempre più lo porta a mistificare una libertà (quella di 'altri' di arricchirsi con lo sfruttamento) con quella assoluta? Questo 'sogno di benessere diffuso' costantemente proposto da televisone, stampa, pubblicità e politicanti che ci distrugge lentamente nello spirito, come un moderno satana tentatore, meriterebbe l'attenzione dei più qualificati esorcisti data la sua incessante spinta al profitto nonostante i danni causati al pianeta e ai suoi abitanti. R-esistere è possibile, seppur difficoltoso. Necessitano: lucidità, per non cadere nella quotidiana trappola mediatica, perseveranza, per vincere le tentazioni costanti del vicinato già succube, umiltà, per ricordarsi che NON abbiamo un corpo ma che lo SIAMO. Da queste basi si può svolgere un cammino, perennemente in salita, che porta allo stadio percettivo dai più chiamato 'risveglio' o 'illuminazione'. Lo sviluppo di questo sentiero non è mai prevedibile o preordinato nè si può dire che sia razionale. L'unico modo di seguirlo è usare il GPS che abbiamo tutti nel cuore, unico organo in grado di darci 'vera' direzione. Poche cose aiutano: il distacco, ovvero l'astensione dal desiderio che imprigiona volontà altrui, la non abitudine, cioè lo svolgersi imprevedibile delle giornate grazie al nostro comportamento non conformato, il silenzio o la quiete, unici in grado di farci ascoltare il canto flebile delle nostre vite. Su tutto l'impeccabilità, la ricerca di una vita vissuta senza interferire (bene e male non esistono come concetti assoluti, quindi l'unica cosa 'buona' che posso fare è non fare niente). Si evince quanto siamo lontani dalla meta in tutti quei casi in cui la quotidianità è il semplice ripetersi di giorni sempre simili tra loro. Giàcchè la sfida con la vita non può essere monotona non essendo infinita, non resta che rimischiare le carte per trasformare questa lontananza in un trampolino di lancio. Inventarsi abitudini sempre nuove e diverse fin a rendere 'normale' la cosa che appare più strana spezza le catene che ci hanno imprigionato fin qui e rende 'facile' ogni cammino: FINALMENTE LIBERI!

venerdì 8 gennaio 2010

LA MIA MUSICA

Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Come se ci fosse una connessione diretta tra emozioni e verità.
Non mi sono mai accontentato di sentire la melodia, ho sempre cercato nel testo il senso di quel sentimento che mi trasmetteva.
Così imparai l'inglese. Serviva ad amare considerazioni prese in prestito dai pink floyd. Oggi ancora spunta una lacrima. La questione non è semplice, in moltissime canzoni c'è arte. Almeno in quelle che deliziano le mie orecchie. Portatrici sane di consapevolezza, figlie degli anni in cui il rock era la musica del demonio, figlie della sofferenza di popoli soggiogati da logiche profittatrici e repressive, guardacaso.
Il problema era già evidente per il ludovico van, cercava e cercava l'accordo perfetto, un incrocio tra un quadro e una poesia, tre semplici note implicanti non solo l'orecchio ma anche l'anima. Una specie di magia, comunque molto esoterico. Esoterismo e musica, dai beatles di L.S.D. al serpente di jim. Raramente si raggiungono tali vette ed è sempre bene accompagnarsi con ottime sinfonie, momenti indistinti in cui riesci a percepire nettamente il silenzio.
Il silenzio, certo tutto parte da qui, e non solo la storia musicale, in principio era il verbo. Il verbo, si, ma quel verbo che si fa parola in un soffio di musica che non ha barriere linguistiche. in fondo dio ha sempre cantato la vita, o è la vita che ci ha sempre cantato dio? Direi che non conta, comunque sia è musica.
Ricomincio, vabene.
Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Non solo per dire. Come in un esercizio yoga di meditazione, ascoltare certa musica aiuta lo spirito a riconciliarsi col mondo, con se stesso. Pratica ancestrale che richiama i mantra orientali si ritrova nella ripetitività del ritmo che costringe l'ascoltatore su se stesso, lo porta ad ascoltarsi mentre ascolta il suono ripetitivo del battere incessante della vita. Vivere di musica è naturale. La natura stessa è musica, basta andare in riva al mare per ascoltare sinfonie baritonali, nei prati estivi esplodono migliaia di suoni che paiono solo senza alcuna direzione unificante. Anche i sassi e l'aria 'suonano' senza che noi ci prestiamo troppo attenzione.
Allora ascoltare musica dev'essere prestare attenzione al mondo: in fondo la profonda conoscenza di noi stessi può arrivare soltanto dopo la conoscenza delle cose, prima, e degli altri, poi.
Va bene. Ricomincio.
Da quando ascolto musica, vivo di musica.
Oppure no, è da quando vivo che la musica ascolta me e come se prima non mi fosse stato possibile accorgermene solo ora scopro che c'è sempre qualcuno che ha combinato le note per darmi la sensazione giusta al momento giusto e mi chiedo: chi arriva prima?
Il musicista, l'ascoltatore o......la sensazione giusta!
Certamente taglia il traguardo con parecchio anticipo la sensazione giusta chè può solo essere specchiata dalla musica, che è sempre pronta a cambiare vestito, pettinarsi e truccarsi pur di sedurti l'ennesima volta. Ed io mi lascio ingannare, sedotto dal velo di maya, pronto a lasciare tutto un'altra volta per seguir quell'istinto che lacerato in mille brandelli mi si ri-presenta come lo stesso c'ha sedotto quel musicista che stà suonando ora proponendomi come risultato quella sensazione ch'io gli ho provocato, è tutto.
Ricomincio. Và, Bene!
La tua voce che m'in-canta
della musica il di-vino
mentre ascolto sul di-vano
il silenzio ch'è composto
per chi non è ancora morto.