Uno. Due. Tre. Condividere se basta l'approsimarsi dell'istinto quanto basta l'esser vinto dal portento disquisendo sottostante la facciata del divenir stabilizzata, nell'accezione non comune del mio caro coinquilino se ne fosse andato in mora rispondendo mia signora come sempre solamente divenir da deficiente. Quando fiato dal suo volto mi riappare sconvolto dal modesto divenire del comune dissentire solo la considerazione da modesto eppur coglione qualunquista mentitore; mi si tolga la parola se la penna non ha gloria. Nel fluire sottostante puoi trovar qualche diamante come flusso eppur costante di un romanzo dilagante.
E se incipit ci fu qui finisce e niente più.
Poco prima di 'sta rima rigirava nella mente quel pensier omnipresente che fa il tarlo poco male ma mi lasciasse stare farei meno l'anormale. Certo "Tutti siam uguali" è un bel concetto, pur mirabile per umanità assoluta con quella u panciuta. Or mi permetta inorridire e disquisire sul fatto che mi pare assai bislacco. Io mi sento assai diverso da chiunque osi il verso, per non parlare poi di chi non muove un filo per passare da portato a portatore. Quindi è facile capire che non voglio divenire uno qualunque di quell'ammasso brulicante che stà sempre sottostante all'iniqua porzione che manda avanti la tenzone. Preferisco certamente che mi si lecchi il culo dove vado sol perchè pago, pago poi non mi ritrovo se non solo come sono. Perchè anime sono a caccia e non lasciano una traccia se non quando ci s'inciampa tra una svista e un punto di vista che pur se appare riducente bisogna aver sempre presente che la fuga della mente è un gran ricostituente.
Se di tarlo non mi sbaglio ne ho più d'uno è perche sono sicuro di due cose solamente: il dubitare, ma ancor di più il morire. Esisto se esito non se evito e la faccia mia si presta a far subito gran festa perchè il dubbio resta tra le righe delle pieghe di quell'animale che ripaga la mia tana che il mattone è una gran piaga. anche perchè, mio, di chi è? Come faccio anche a giocare con la borsa, non lo so forse che è una cosa seria? Stralunando va la mano e mi trovo assai lontano mentre cerco certo invano di recuperar il gesto nel trovarvici un pretesto per concluder questa farsa di scrittura chè m'è parsa poca cosa vilipesa per la vostra grande spesa. Non lo so o lo so che so di sapere che il sedere è rotondo come il mondo ma se a pera diventa dopo chi ci s'accontenta, mi consenta!
continua....
sabato 24 maggio 2008
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